La discussione sul lavoro e sui riflessi che potrebbe avere l’aumento massiccio dell’automazione continua a tenere banco. Soprattutto in un Paese come il nostro, ove sono ancora troppi i disoccupati e i lavoratori precari o atipici preoccupati per il loro futuro.
A ridestarla è stata di recente l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che ha pubblicato il suo “Employment Outlook 2019 – Act now to build a future that works for all #thefutureofwork” in cui afferma senza mezzi termini come proprio i cambiamenti legati alle nuove tecnologie e alla globalizzazione stiano trasformando rapidamente i nostri modi di lavorare e di vivere.
Nella parte che il report dedica al nostro Paese, si afferma comunque che nonostante una preoccupazione diffusa secondo la quale i cambiamenti tecnologici e la globalizzazione siano una minaccia per molti posti di lavoro, si ritiene comunque per ora improbabile un forte calo dell’occupazione complessiva. Se infatti alcuni posti di lavoro potrebbero scomparire, essi dovrebbero essere sostituiti da nuove professioni legate appunto all’avanzamento tecnologico. Sempre secondo il report dell’OCSE, la transizione non sarà facile e le preoccupazioni legate alla qualità di alcuni dei nuovi posti di lavoro creati potrebbero aumentare il disagio chi è colpito da questi processi senza un’azione immediata in grado di regolare e governare le disparità del mercato del lavoro.
Le conseguenze sul credito
Tra i settori maggiormente colpiti dai processi in atto nel mondo del lavoro c’è anche il credito. Le aziende del settore, infatti, vedono aumentare le incertezze del quadro in cui sono costrette ad operare, in quanto sono sempre di più le persone che non possono presentare garanzie reddituali come quelle derivanti da un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Proprio per questo molto imprese creditizie hanno deciso di affrontare la sfida mettendo in campo formule come i prestiti senza busta paga, in modo da non tagliare fuori dal mercato un settore sempre più largo di possibili utenti. Una decisione del tutto logica considerato come in Italia gli indici di disoccupazione continuino a viaggiare su percentuali in doppia cifra che non dovrebbero calare di molto nell’immediato futuro.